Back to College: a Venetian Doctor at Oxford.

"Catz"


Nel luglio 2009 mi viene accordato un "grant" per meriti scientifici per seguire la Scuola Avanzata di Sessuologia a Oxford. Vi approdo dopo molti anni di ricerca indipendente (al di fuori dell'ambito strettamente accademico) su problematiche sessuali maschili e femminili. Sforzo che è stato premiato nel 2004 a Cork (Irlanda) con l' "eEurope Awards for eHealth - with honourable mention", per aver coordinato il progetto 'VEPSY UPDATED (Telemedicina and Portable Virtual Environments for Clinical Psychology) n.: IST -2000-25323'. , che ha coinvolto importanti università europee.
La Scuola quest'anno si tiene al "St Catherine's College" di Oxford.
I partecipanti provengono da varie parti del mondo, con specializzazioni che vanno dall'urologia/andrologia alla ginecologia, e alla psichiatria. I docenti godono tutti di fama internazionale, e includono come Direttore della Scuola John Dean, Presidente dell'"International Society for Sexual Medicine (ISSM)" e l'Editor-in-Chief del "Journal of Sexual Medicine" Irwin Goldstein dell'Università di San Diego in California. Tra gli italiani, Emmanuele Jannini, Professore di Sessuologia Medica all'Università dell' Aquila.
Dopo tanti anni mi ritrovo studente a tempo pieno, anche se in circostanze molto diverse, e in un luogo che mi si rivela in tutta la sua unicità ed eccentricità. St. Catherine's (o St.Catz, abbreviazione del gergo studentesco, che a un sessuologo italiano risulta quantomai comica.. ) è uno dei College più nuovi, fondato nel 1962 dopo un'esistenza quasi "virtuale" di oltre cent'anni, come Società dedicata a finanziare chi non poteva permettersi di pagare la retta di un College per frequentare l'università. Tutto ne rivela la novità: a poca distanza dal centro, ma in uno spazio aperto che assomiglia quasi alla campagna; gli edifici sono moderni, molto moderni (disegnati da due grandi dell'architettura contemporanea, il danese Arne Janssen e l'inglese Stephen Hodder), inseriti in una elaborata cornice di giardini (la cui trionfante bellezza raggiunge il culmine a ottobre e a giugno: non a caso, all'inizio e alla fine dell'anno accademico).




Vedute di Oxford: il Christ Church College


Faccio esperienza di un luogo dedicato allo studio caratterizzato da quel particolarissimo equilibrio di privato e di condiviso, o 'comune', che appartiene al tradizionale College di Oxbridge (Oxford e Cambridge): uno o più "quadrangles", o "quads", con al centro uno spazio verde, lungo il perimetro del quale si aprono più scale ("staircases"), che conducono agli alloggi degli studenti, alle stanze dei tutor, alle salette per i seminari, agli uffici dell'amministrazione. Nei college più recenti, gli alloggi per i ragazzi (normalmente una stanza con uso di bagno, e corredata di una scrivania e scaffali per i libri) sono indipendenti, ma in passato capitava spesso che tutor e studenti condividessero la stessa "staircase" (e in alcuni dei college più vecchi succede tutt'ora) - come diceva un famoso ex-tutor, lo storico William Thomas, con vantaggi per gli uni e per gli altri. "Cosa c'è di più bello del suono dei passi esitanti sulle scale all'inizio di ogni anno accademico? Chi entrerà? Quale deliziosa nuova intelligenza mi metterà alla prova, quali sfide affronteremo insieme - e quali paure, e speranze, ed entusiasmi?"



Ci sono spazi da condividere - i giardini, gli edifici, i vialetti, i piccoli porticati, dove sono passate generazioni e generazioni. E poi "hic sunt leones": gli spazi misteriosi e proibiti delle "Common Rooms", dove perfino il Preside (che a "Catz" si chiama "Master") non può entrare senza il permesso del "Presidente" o del "Segretario": la "Junior Common Room" (degli studenti), la "Senior Common Room" (alla quale solo i tutor, i membri del "Governing Body"e il Senato del College hanno accesso). Questa complessa (e spesso arcana - addirittura per chi viene da un altro college) topografia è mirata a rendere l'esperienza di chi vi lavora non solo piacevole e unica, ma proficua. Viziati ? Sì.


Le stanze vengono pulite dagli "scout", i pasti vengono serviti in "Hall". Non è permesso agli studenti svolgere attività lavorative durante il "term"; i tutor hanno un ruolo non solo pedagogico, ma di "cura delle anime" ("pastoral care"), è loro dovere partecipare alla gestione di tutte le attività : sono perfino responsabili collettivamente delle finanze del College, per cui se va in bancarotta ci rimettono di tasca propria! Insomma, una volta entrati, c'è solo una cosa su cui concentrarsi - per i ragazzi, s'intende - e quella cosa è lo studio. E per i tutor non è molto diverso: l'insegnamento è la base di tutto, anche ( soprattutto) della propria ricerca.
Normalmente gli studenti di materie scientifiche trascorrono meno tempo al College - ci sono i dipartimenti, i laboratori, e naturalmente, per chi studia medicina, gli ospedali (Oxford ne conta almeno tre) e gli istituti di ricerca. Ma l'unicità di Oxford (e di Cambridge, e Durham, e St.Andrews, le altre università a base collegiale) sta ancora una volta nella capacità del microcosmo-College di allargarsi, di aprirsi al macrocosmo-università/città. Non campus, ma vero spazio totale, inclusivo, dove regna un'atmosfera arricchita dalla diversità, e, diciamocelo, dall'eccentricità. Per l'università di oggi, mi dicono, molto dell'assetto amministrativo è farraginoso, frustrante, afflitto da lentezze barocche, dall'impossibile rapporto colleges-università (che la tipica domanda del turista rivela in tutta la sua inspiegabilità: "dov'è l'università ?", chiede il tapino. Nessuno sa rispondere. Nowhere and Everywhere). La storia di classe britannica ha lasciato brutti segni, ha trasformato Oxford, soprattutto nel ventesimo secolo, in un bastione del conservativismo e delle elite sociali. Ma da sempre lo sforzo è quello di incoraggiare e coltivare conoscenza e sapere, di spingere oltre le barriere della ricerca, allo scopo di contribuire in maniera costruttiva e ricca allo sviluppo della società.
Ma tornando al fascino di come questo luogo, e questo spazio restituiscano il senso di quello che vuol dire dedicarsi alla propria disciplina, qualsiasi essa sia: l'entusiasmo che può solo venire dal piacere (e dalla fatica, dalla sfida, o dalle sfide che lo studio presenta) dello studio individuale, nella propria stanza, o in biblioteca e fuori, nel confronto con gli altri, nei seminari, ma anche nelle common room, nelle discussioni tra amici, nel dialogo con i tutor. Sì, tutti dovrebbero poter fare un'esperienza simile. Io aggiungerei: tutti quelli che lo desiderano, che sono portati, che sanno dimostrare l'impegno che tutto questo richiede. Purtroppo non vengono mai stanziati fondi sufficienti per poter offrire borse di studio adeguate - l'Università non può permettersi di ridurre le rette, che le servono per sopravvivere, e nemmeno la grande Oxford può sopravvivere solo con i contributi dei suoi ricchi "alumni". Ma ce ne sarebbe da discutere di questo... La soddisfazione di condividere l'esperienza, ogni giorno, di dialogo e di crescita che questo sistema permette è davvero insostituibile.



Vedute di Oxford: la Christ Church


Ma qual è il ruolo della "bellezza" in un luogo di studio? Quale il valore dello spazio gradevole, armonioso, che ispira tranquillità, serenità - che è lì per favorire la riflessione, che nello studio (come nella vita di tutti i giorni) è così importante, e della quale sempre più spesso veniamo privati? Spazio per pensare, per riconquistare il senso di sè come parte integrante di un tutto più grande, al quale ognuno di noi contribuisce con la sua fatica, e il suo impegno, ma anche con i suoi sogni. E senza spazi i sogni non hanno respiro, languono, si spengono. è solo quando ci concediamo una pausa, e ci permettiamo di godere di ciò che ci circonda, che quel respiro riprende, si gonfia, trova spazio per espandersi. E il sogno riprende. Senza sogni qualsiasi studio diviene sterile, si chiude in se stesso, non serve più. Né a noi né a nessuno.

Gabriele Optale


dal 14/01/2011